Ieri è stata una giornataccia.
Avevamo i suoi a pranzo, per il suo compleanno. In queste circostanze divento nervosa. Avevo le patate sul fuoco, l’arrosto nel forno, ed un altro fornello con l’acqua della pasta. Sognavo di scodellare un pranzetto perfetto, e invece è finito in un disastro!
Ho dimenticato l’arrosto nel forno, la pasta si è scotta, e anche le patate si sono bruciate (da un lato solo, però!).
Non contenta del pasticcio, gli ho anche risposto male mentre cercava di consolarmi!
I miei suoceri hanno a fatica nascosto la delusione per il pranzo. Ho riordinato, ed intanto fremevo. Guardavo lui, e mi sembrava calmo e sorridente, ma solo io che lo conosco, sapevo che sarebbe andato al punto più tardi, una volta rimasti soli.
I miei suoceri sono andati via alle quattro. Io fingevo di lustrare un fornello già scintillante, quando lui mi ha detto: “vieni qui un momento, dobbiamo parlare”. Era il segnale. Mi sono avvicinata, col cuore che mi batteva forte. Questa è la parte più umiliante. Odio sentirmi dire che ho combinato un pasticcio, che l’ho deluso.
Lo guardo. Lui è calmo e pacato come al solito. Ha quasi finito di parlare. Mi chiede di andargli a prendere il tagliere di legno. Per questo genere di punizione, usa sempre quello, col dorso spesso e duro. Nel giro di poco mi ritrovo col sedere all’aria, sotto i colpi.
Perdonami amore mio!
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