venerdì 14 febbraio 2014


Oggi che è San Valentino, vorrei parlarvi di Ezekiel e Daisy Mae, visto che mi sono appassionata alla love story, seguendola su un forum religioso statunitense. Loro sono belli, biondi, americanissimi, cristiani osservanti. Lui è un pastore Battista austero e appassionato, e lei la sua eterna fidanzata, innamoratissima, adorante.

 

Lui è un uomo forte, carismatico, un vero leader anche nella coppia, lei fa pratica da futura moglie, dolce, ingenua, completamente sottomessa alla sua autorità.

Daisy Mae è ben salda nei suoi principi:  Noi donne abbiamo bisogno di un uomo che ci guidi”, così come lo è lui: “Dio comanda che le donne guardino agli uomini nello stesso modo in cui noi gardiamo a Dio, con timore, umiltà, intenso desiderio di compiacere*.” 

 

 

Ogni volta che Daisy Mae sbaglia, bruciando la cena, servendola in ritardo o sbagliando il dosaggio del sale, Zeke la disciplina con fermezza.

Daisy Mae accetta la sua correzione con grazia e gratitudine, dicendo: “Quando gli uomini  puniscono le loro donne è perché le amano abbastanza da correggerle. Ed io accolgo la sua disciplina, da vera donna quale sono.


 

(* Ho pensato a lungo a questa frase, parlandone anche con Daniele, ne posterò in un’altra occasione)

martedì 11 febbraio 2014

Ancora in difficoltà

E così, rieccomi qui, che continuo ad arrancare fra i miei  doveri di moglie e il mio carattere casinista e ribelle! E' difficile e faccio molti errori. Ieri sera avevamo un paio di amici a cena. Ero allegra, avevo cucinato un sacco di cose, e avevo dell'ottimo vino in fresco. Forse ne ho bevuto troppo.

I nostri due ospiti erano una coppia, lei, Adele, ha un brutto carattere e non perde occasione per deridere Matteo davanti agli altri, e per sottolineare quanto lei sia in gamba. Lui, per contro, è troppo timido e pacifico per farsi valere, un po' sta al gioco, e un po' si vede che ci sta male.

A metà della cena, Adele mi ha chiesto ad alta voce: "E Daniele? E' il classico maschio italiano che comanda la moglie a bacchetta?" io l'ho sentito che mi stavo avventurando su un terreno pericoloso. Ma non ho saputo resistere. "Certo " ho esclamato, facendole l'occhiolino e mettendomi a ridere. Forse ero un po' ubriaca. "Vuole avere sempre ragione lui" ho detto, ridendo. "Non sempre" ha replicato Daniele. Era seccato, ma non me ne sono accorta. "Ma sì, amore, sempre" ho ribadito. "Figuriamoci! L'estate scorsa, per le vacanze hai deciso tu" ha detto.

Avrei dovuto fermarmi!

"Non dire sciocchezze, Daniele" l'ho apostrofato di mala grazia. "Non ricordi bene" ha insistito lui, asciutto. "Ricordo benissimo. Mi hai detto che non volevi la montagna, che non volevi un campeggio, che non volevi stare fuori dall'Italia, che volevi un posto tranquillo e a non più di tre ore di macchina. In pratica hai deciso tutto tu, e mi hai lasciato solo l'incarico di prenotare" stavo quasi urlando.

"A quanto pare sei proprio un tiranno" ha scherzato perfidamente Adele. Ecco, l'atmosfera era cambiata. Ero molto imbarazzata.

"Ti sei resa conto di avermi fatto fare la figura del cretino? e di avermi contraddetto davanti a tutti? e di avermi dato dello sciocco?" ha detto Daniele, con aria gelida. "Non hai ancora imparato a riconoscermi il rispetto dovuto" mi ha rimproverato.

Due lacrime mi hanno rigato il volto. Senza che mi dicesse nulla mi sono sfilata la gonna, inginocchiandomi sul letto. Lui è tornato in camera da letto con un paddle e con il cucchiaio grande di legno. Ho stretto i denti, aspettandomi una punizione severa, che puntualmente è arrivata. Singhiozzavo silenziosamente, tentando di rimanere in posizione.

Adesso credo non potrò sedermi per un paio di giorni, e intanto devo scrivere duecento volte che devo rispettare Daniele anche in pubblico.